Un altro mondo

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Il regista e scrittore, con il suo solito sorriso ebete


Prima di commentare questo film di Muccino Junior è indispensabile fare una doverosa premessa: vi sono stato trascinato con l’inganno, irretito dall’atmosfera festosa natalizia, dall’assenza di alternative e dall’ironico destino, che non manca mai di buonumore, che ha fatto sì che fosse l’unico film visibile in orario adatto.

La tentazione di dimenticare tutto e far finta di nulla è molto forte, ma un dovere civico, anzi morale, mi impone di scrivere questa recensione per impedire che altra gente si faccia del male: perciò, con la forza di chi urla per salvare qualcuno che si sta buttando di sotto, vi prego di non vedere MAI in vita vostra questo scempio, scritto e diretto (capirai…) dal Muccino sbagliato (capirai pure qui…).

In una sala semideserta e con una gelida aria condizionata che aveva l’evidente scopo di ibernare lo spettatore per impedirgli di chiedere il rimborso del biglietto, non si sapeva se il freddo maggiore venisse dall’alto oppure dall’agghiacciante recitazione di Muccino, paralizzato in una smorfia beota con un sorriso idiota stampato sulla faccia, qualunque cosa accadesse attorno a lui.

La congelante capacità interpretativa del nostro cristallizza l’oceano di melassa della sceneggiatura, che sembra scritta dalle zie sentimentali degli scenografi di Don Matteo durante un interessante momento di buonismo cosmico natalizio: in questa appiccicosa matassa annegano dialoghi al limite del teatro dell’assurdo, inquadrature fisse stile telenovelas sudamericana di serie B, scopiazzature delle precedenti opere del fratello, mentre Muccino riesce a sbagliare i tempi di qualunque (ribadisco: qualunque) battuta pronunci, trascinando a fondo tutti gli altri attori.

Tralasceremo l’uso incomprensibile di alcune musiche, la presenza di alcuni personaggi di dubbia utilità nell’economia della storia, l’esecuzione di strani rallenty tremolanti con improvviso freezing (senza senso), il ripetersi delle inquadrature africane fuori contesto e le battute in lingua originale (!) per dare credibilità alla storia: sarebbe sparare sulla croce rossa.

Invece abbiamo pensato fosse opportuno fare una antologia (ristretta) di tutte le scene da vedere per imparare come NON si fa un film. Consigliamo pertanto:
1) i primi dieci minuti di voce fuori campo con zeppola in bocca che dice cose senza senso, non collegate emotivamente con le immagini;
2) tutte le scene con la madre, degne della miglior fortuna nelle recite di fine anno scolastico;
3) la scena nel collegio in Kenya, perfetta per uno studio sul disturbo schizaffetivo della personalità;
4) la forzatissima discussione familiare/litigio tra i due protagonisti con 5) successivo inseguimento/scena madre del bambino scappato di casa.

Muccino ha detto che è stata un’esperienza che gli ha cambiato la vita. Anche a noi. Ma non come intendeva lui.
Speriamo che sia sufficiente a convincerlo a trasferirsi in un altro mondo, anzi in un altro pianeta, o almeno in Africa, anche se ci sembra un po’ una cattiveria per i bambini africani, che hanno già i loro problemi.

[Abbiamo provato a ricordare qualche battuta importante da inserire, ma la pietosa memoria ci ha graziato dalla capacità di ritenere alcunché di questo obbrobrio]

Titolo originale: Un altro mondo
Anno: 2010
Regia: Silvio Muccino
Sceneggiatura: Carla Vangelista, Silvio Muccino
Interpreti: Silvio Muccino, Isabella Ragonese, Micheal Rainey Jr.
Durata: 110′

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martedì 28 dicembre 2010


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