Hemsworth, seccato perché la scritta gli copre la faccia…

★★★

La famiglia cinematografica dei supereroi Marvel cresce ancora, accogliendo tra le sue fila il dio Asgardiano Thor, figlio di Odino, integrato anni fa da Stan Lee nel pantheon della Casa delle Idee ed assurto a leader tra i guerrieri dei fumetti.

Fortissimo, dotato di un martello magico forgiato da Odino stesso e che solo lui può brandire, Thor è un dio innamorato del mondo degli uomini, che impara a conoscere suo malgrado e giura di proteggere: la sua chioma bionda e la sua forza asgardiana serviranno allo scopo degli eroi della terra ed infatti andrà ad accrescere le fila dei Vendicatori, tra i quali già ci sono Iron Man, Hulk e, tra poco, Capitan America.

Ma questa è una storia per l’anno prossimo. Quella di quest’anno è che la trasposizione di Kenneth Branagh, difficile per il materiale trattato e perché è facile cadere nel retorico e nell’infantile quando si tratta di supereroi, è ben fatta. Il regista palleggia bene i due mondi, quello degli dèi e quello umano, trae spunti comici senza eccedere, rende l’atteggiamento degli asgardiani compatibile con il resto del film e le due ore più che accettabili.
Belli gli effetti speciali ma inutile il 3D (come al solito), la cui unica presenza viene ricordata dal peso degli occhiali sul naso (e dai soldi in più buttati al botteghino); buona la caratterizzazione dei personaggi: ottimo Anthony Hopkins nella parte di Odino, bravo Hemsworth ad incarnare Thor, perfetto Tom Hiddlestone  nella sua perfida interpretazione di Loki, dio dell’inganno, fratello bastardo di Thor.
Natalie Portman impreziosisce il tutto con la sua Jane Foster, interesse affettivo umano del nostro dio dei fulmini e delle tempeste.

Un film ben riuscito, buona apertura per le future avventure del dio del tuono, sia in solitario che in compagnia dei suoi super-amici.

Agente Cale (guardando l’armatura del Distruttore): “È una di quelle di Stark?”
Agente Coulson: “E che ne so? Quello non mi dice mai niente!”