Rifkin’s Festival
di Pietro Li Voti | Category: Recensioni Cinema★★
L’ultimo film di Woody Allen è l’ennesimo capitolo del lento declino del grande cineasta newyorkese, passato da film pieni di gag esilaranti, intuizioni geniali e dialoghi al fulmicotone ad opere che sono poco più che un’idea ed un paio di battute decenti.
Il guaio è che Allen sembra saperlo: cerca anche di scherzarci su prendendo bonariamente in giro il suo protagonista, quel Mort Rifkin (Wallace Shawn) che è un suo evidente alter-ego, pieno com’è del coacervo di tic, ossessioni, ipocondrie e paure tipico di tutti i protagonisti delle produzioni alleniane.
Il problema è che lo spettatore si diverte sempre di meno nel (ri)vedere il solito film sullo scrittore in crisi artistica ed esistenziale e nel (ri)ascoltare le solite discussioni sul senso della vita e di quello che vi ruota attorno.
Il filone è ormai definitivamente esausto e non viene salvato nemmeno dall’inserimento di intermezzi onirici che dovrebbero essere un omaggio ai maestri del cinema (e precursori del regista stesso), da Orson Welles a Truffaut, da Goddard a Buñuel, passando per Fellini: operazione che sa più di sviolinata che di reale trovata registica.
Insomma, del film si salva il solito grande Cristoph Waltz, nei panni della morte di Bergmaniana memoria: un cammeo che rimarrà indimenticabile.
Molto meno lo sarà invece il deludente ed un po’ triste finale di carriera del nostro Rifkin/Allen.
Mort Rifkin: “Ho sempre paura che i dottori mi diano un mese di vita. Ed essendo io, sarà Febbraio”
Titolo originale: Rifkin’s Festival
Anno: 2020
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Attori: Wallace Shawn, Gina Gershon, Louis Garrel
Durata: 1 h 28 min
lunedì 10 maggio 2021