La mafia uccide solo d’estate

di | Category: Recensioni Cinema Rating: PG Violenza, tematiche, sensualità

Iris al forno, grembiule azzurro, bar: Palermo 1978

★★★★★

È difficile trovare le parole giuste per descrivere questa opera prima di Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, figlio d’arte, conduttore televisivo, giornalista, adesso anche regista.

Questo perché chi scrive la recensione è conterraneo dell’autore e quasi suo coetaneo e le vicende che racconta le ha vissute (quasi) tutte sulla sua pelle di bambino, proprio come il protagonista del film. Pertanto vestire i panni del critico imparziale e asettico, scrivere una recensione in terza persona, impersonale, dal di fuori, gli sarebbe impossibile. Dunque, semplicemente, ha deciso di non farlo:  vi racconterò invece le mie impressioni da amante del cinema e da palermitano, vissuto in quegli anni e cresciuto attraverso quegli anni. E se pensate che quanto dico non è obiettivo, peggio per voi: anche se forse potreste avere ragione.

Il film è semplicemente straordinario: commovente e coinvolgente come poche altre pellicole. Lasciatevelo dire da chi c’è stato, lì a Palermo, in quel periodo. Filtrate attraverso l’ingenuo sguardo di un bambino vediamo passare davanti agli occhi le più efferate gesta della malavita organizzata sicula, che si faceva strada nell’indifferenza generale dello stato, omicidio dopo omicidio.

Vediamo cadere degli uomini, degli eroi silenziosi e per lo più sconosciuti: eroi di cui Pif ci mostra il lato umano. Non sono più (o non ancora) icone distanti della “Lotta alla mafia”: sono persone, con i loro aspetti più semplici, le loro debolezze, la loro umanità. Il capo della squadra mobile Boris Giuliano che offre l’iris al giovane Arturo; il generale Dalla Chiesa che, bonario come un nonno, gli concede la sua prima intervista; il giudice Chinnici che gli regge il gioco nel suo flirt con la giovane Flora (adorabile la piccola Ginevra Antona nella parte della fidanzatina); fino ad arrivare a Salvo Lima, Falcone e Borsellino.

Ogni omicidio della mafia coincide con un evento della vita del piccolo Arturo: quasi a sottolineare che i danni che la mafia ha provocato in Sicilia sono profondi, capaci di influenzare anche vicende che sembrano lontane, insignificanti e non correlate con gli eventi “storici”. E che far prosperare l’illegalità mafiosa vuol dire rendere amara l’esistenza di tutti i siciliani, non soltanto di quelli che pagano con la vita la loro eroica resistenza.

Pif racconta di molte vittime di mafia, molte altre ne tralascia, non certo per incuria né per mancanza di rispetto, ma per esigenze di tempo: ma va bene così.
La mafia uccide solo d’estate è un’elegia, priva di retorica e di demagogia, ricca di umanità e venata di incontenibile mestizia, l’omaggio più bello che si potesse fare a tutti quelli che la mafia l’hanno subita, lottata, contrastata; se non sconfitta, l’hanno comunque fortemente danneggiata.

Insomma quello che andrete a vedere è un vero capolavoro: tanto più sorprendente in quanto si tratta di un’opera prima. Ma si vede che quanto è stato raccontato l’autore lo aveva pensato e ripensato, meditato, interiorizzato: lo aveva, a tutti gli effetti, vissuto. Metterlo in scena era solo il passo finale.

Un meraviglioso, coinvolgente, commovente passo finale.

Un avventore del bar (al giovane Arturo): “Picciriddu, devi sapere una cosa: a Palermo ammazzano più le fimmine che l’infarto!”

Titolo originale: La mafia uccide solo d’estate
Anno: 2013
Regia: Pif
Sceneggiatura: Pif, Michele Astori, Marco Martani

Attori: Pif, Cristiana Capotondi, Ninni Bruschetta, Alex Bisconti, Ginevra Antona, Rosario Lisma, Barbara Tabita
Durata: 90′

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venerdì 3 gennaio 2014


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