Invictus – L’invincibile

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Morgan "Mandela" Freeman ed il suo invincibile

★★★
Febbraio 1990, Johannesburg. Una strada asfaltata corre tra due campi da gioco: uno curato, l’erba ben rasata, è solcato da ragazzi bianchi, con le divise immacolate a strisce orizzontali, che si passano un pallone ovale; l’altro è un campo sterrato, dove bambini neri dai piedi scalzi prendono a calci un pallone rotondo, rovinato. In mezzo passa il corteo delle macchine che accompagnano Nelson Mandela fuori dalla sua prigione di tre metri per tre, dopo trent’anni, verso un futuro da presidente del Sudafrica.

Clint Eastwood prosegue il suo percorso all’interno delle dinamiche di integrazione sociale: iniziato ai tempi di Flags of our fathers e proseguito con lo struggente Gran Torino il viaggio sembra trovare una conclusione ideale nel personaggio di Nelson Mandela, che più di tutti ha incarnato il coraggio di rischiare nel tentativo di far convivere persone differenti, con interessi differenti, estrazioni culturali differenti, colori di pelle differenti nello stesso paese, uniti da uno spirito comune.
In quest’ottica di unificazione nazionale il compito di François Pieenar (Matt Damon, un po’ sacrificato alla causa del film), capitano bianco della squadra di rugby del Sudafrica, è stato fondamentale: ha rappresentato un vero esempio, il simbolo di un qualcosa per cui tutto il popolo sudafricano, bianchi e neri, potessero tifare, insieme.

Il film è indubbiamente ben fatto, cucito addosso ad un Morgan Freeman che da anni aspettava la possibilità di interpretare il ruolo di Mandela e che, come sempre, fa un ottimo lavoro.
Ma rispetto alle precedenti opere di Eastwood il film manca di un certo mordente. Sarà che il regista concede molto spazio all’ottimo Freeman e molto poco a tutto il resto (incluso Matt Damon); oppure sarà l’assenza di un vero antagonista dell’unificazione del paese, la mancanza di una forza di opposizione da superare, di ostacoli da abbattere: comunque sia, il processo di integrazione risulta fin troppo lineare e semplice.
E così pure sembra il film, che non concede mai un momento di suspense in cui lo spettatore può temere una risoluzione negativa dellla vicenda: tutto si avvia, liscio come l’olio, verso l’atteso finale.
Eastwood dà il meglio di sè nelle inquadrature delle partite di rugby, dove la camera gira vorticosamente seguendo la palla ovale con maestria; ed inoltre ritaglia un ruolo di primo piano alle guardie del corpo, gli uomini che lavorano nell’ombra per far vivere tranquilli coloro che prendono le decisioni. Lì il regista statunitense sembra divertirsi molto e riesce bene, mentre viene frenato da un eccessivo timore riverenziale per l’argomento Mandela ed apartheid, che lo fa rimanere compassato, ineccepibile, un tantino distaccato.

Al termine della visione si esce dal cinema con la strana sensazione di aver visto un bel film, che finisce bene, ma in maniera fin troppo semplice, quasi irreale: un film che cattura gli occhi dello spettatore senza riscaldargli eccessivamente il cuore.

Ministro dello Sport: “Secondo gli esperti raggiungeremo i quarti di finale e niente di più”.
Nelson Mandela: “Secondo gli esperti lei ed io dovremmo essere ancora in prigione”.

Titolo originale: Invictus
Anno: 2009
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Anthony Peckham
Interpreti: Morgan Freeman, Matt Damon
Durata: 133′

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venerdì 5 marzo 2010


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