Che vi dicevo? Qui nello spazio è un mortorio...

★★★★

Dopo qualche anno di silenzio, Alfonso Cuarón torna con un film originale, intenso, unico nel suo genere.
Non è un film di fantascienza, anche se è ambientato nello spazio; non è un film d’azione, anche se tiene il pubblico con il fiato sospeso per tutto il tempo; non è un film filosofico, anche se dà molti spunti di riflessione.

Ryan Stone (Sandra Bullock) non è quindi il nuovo capitano Ripley e non ci sono alieni da combattere: è un medico che decide di fare una nuova esperienza di vita, dopo che la vita l’ha delusa e maltrattata. In sua compagnia il ciarliero capitano Kowalski: un George Clooney che usa tutto il suo fascino, pur attraverso la tuta spaziale, per dare peso alla sua parte nel film. Il duo interagisce alla grande e malgrado le difficoltà delle comunicazioni  spaziali (o proprio grazie a quello) ogni battuta del copione ha un peso specifico molto elevato.

Il film del regista-autore messicano è un percorso di ri-nascita, dove la dottoressa Stone (una Sandra Bullock a suo agio nella parte di neofita spaziale) attraversa delle peripezie incredibili per ritrovare la voglia di vivere: meravigliosamente emblematiche le due scene che richiamano il ritorno nell’utero materno (all’interno della nave spaziale russa) e la (ri)-nascita dall’acqua (in quella cinese, alla fine).

Un film pieno di silenzi (e come potrebbe essere diversamente, dato che siamo al di fuori dell’atmosfera), che però non annoia mai e regala spunti ricchi di umanità e meravigliosi paesaggi planetari. Un percorso esistenziale che porta la nostra protagonista addirittura nello spazio per ritrovare se stessa.

Insomma, un film che merita di essere visto, assaporato, contemplato.
In meditativo silenzio, ovviamente.

Ryan Stone: “Odio lo spazio!”

Titolo originale: Gravity
Anno: 2013
Regia: Alfonso Cuarón
Sceneggiatura: Alfonso Cuarón, Jonas Cuarón
Interpreti: Sandra Bullock, Geroge Clooney
Durata: 91′