Django Unchained

di | Category: Recensioni Cinema Rating: PG Violenza, pulp, linguaggio

Mi sa che il tuo film era meglio...★★★

Quentin Tarantino è un regista divenuto famoso per la sua genialità, la capacità di reinventare il cinema, di rendere nuovo, fresco ed originale qualunque cliché, di restituire dignità a generi di serie B (il pulp, il camp, il wuxia orientale). Mirabili ed esemplificativi sono film come Pulp Fiction o Kill Bill, vera quintessenza dell’arte del regista statunitense.

Sfortunatamente in quest’ultimo film, rivisitazione dei “nostri” western di serie B, con allegati omaggi scenografici, onomastici e musicali ai film di matrice italiana che hanno fatto la storia, il nostro Quentin perde di vista l’obiettivo e fa un buco nell’acqua.

Un bellissimo buco nell’acqua, certo: rifinito, inquadrato perfettamente, nitido e cinematograficamente perfetto. Ma pur sempre un buco nell’acqua.

Perché i punti di forza delle sue opere precedenti erano il ritmo, la vorticosa ricerca della citazione, la ferocia plastica di tipo fumettistico, un montaggio serrato e psichedelico, l’irriverenza nei confronti dei classici di genere, che finiva per esserne l’omaggio più alto. In Django Unchained, invece, troviamo un Tarantino pedissequo, didascalico, quasi titubante nello scomodare il superbo cast di attori. Un Tarantino innamorato di se stesso fino al limite dell’autocitazione e del cammeo personale. Cosa che era più adatta ad Hitchcock che a lui, per la verità.

Qualcosa in parte già successa in Bastardi senza gloria, dove però la potenza e l’impatto del film lavavano via queste incertezze. Sembra quasi che il problema della schiavitù e l’importanza della tematica lo costrigano ad usare i guanti bianchi, perdendo alla fine di mordente. Troppo poche sono le scene in cui il regista strizza l’occhio allo spettatore, impegnato com’è a far vedere quanto ci tiene a trattare bene l’argomento.

Nella rivisitazione della Seconda Guerra Mondiale dei Bastardi ci sono dei momenti simili, ma in quel caso la sceneggiatura viene in soccorso dell’autore. Purtroppo il montaggio, la sceneggiatura, l’impianto stesso della storia di Django sono carenti, cosicché negli occhi dello spettatore rimangono soltanto le interpretazioni mirabili di Cristoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson e Jamie Foxx, ma nel complesso solo l’ultima mezzora dell’interminabile (diciamolo pure) film è veramente tarantiniana. Per il resto l’attenzione ai particolari rende la narrazione farraginosa ed indigesta per quasi due ore.

Alla fine i fan rimarranno comunque soddisfatti e gli altri si godranno alcune scene di squisita competenza cinematografica, in attesa della prossima prova dell’eccentrico cineasta, da cui ci aspettiamo l’ennesima esplorazione di generi negletti.
Ci auguriamo, però, con un risultato più avvincente.

Django (dopo aver sparato a Billy Crash): “La D è muta, bifolco!”

Titolo originale: Django Unchained
Anno:
2012
Regia:
Quentin Tarantino
Sceneggiatura:
Quentin Tarantino
Interpreti:
Jamie Foxx, Cristoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Kelly Washington, Franco Nero
Durata: 165’

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martedì 5 febbraio 2013


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