Harry Potter e la Pietra Filosofale

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★ ★ ★
“Com’è il film?”
“Meglio il libro.”
Frase di prammatica in numerosi casi. E il pareggio è in genere la più lusinghiera delle alternative.

Dovendo parlare del primo film di una serie che porta sul grande schermo la saga letteraria più redditizia di tutti i tempi, le riserve sono molte. E se il paragone con “Il Signore degli Anelli” nasce spontaneo, occorre dire subito che si tratta di cose profondamente diverse. Perché l’epica è nella stessa natura del Cinema. E Harry Potter non è epica, ma narrativa. E narrativa di formazione.

Il “progetto Harry Potter” è profondamente più complesso di quanto non sia il “progetto Tolkien” (autore peraltro immenso e mai abbastanza rivalutato). Più complesso in quanto Tolkien racconta una vicenda ambientata in uno scenario perfettamente definito, in cui i personaggi di muovono. Non c’è evoluzione in essi. J.K. Rowling invece ha creato uno scenario di analoga complessità in cui i personaggi crescono e maturano, come è normale alla loro età. Sicché dovrebbe essere difficile rendere cinematograficamente le vicende del maghetto più famoso del mondo, rispetto a un’opera come quella di Tolkien (ancorché nata in un era in cui la Letteratura non strizzava l’occhio al Cinema).

Possiamo considerare l’esperimento riuscito.
Il film non è peggiore del libro. È il libro. Questa è la sua forza. E il suo limite, se vogliamo.
Ad un film si chiede in genere un’interpretazione particolare, si chiede di “dare un’anima” ad un racconto. Questo film non lo fa. Traspone esattamente (battuta per battuta, salvo rari casi di volontaria omissione, mai stravolgimento) il libro. E fa venire voglia di leggerlo (o rileggerlo).
Manca un “punto di vista” del regista, un suo “intendere” in un certo modo il personaggio o la storia. Niente secondi fini, niente interpretazioni. Nudo e crudo, con la sola forza della narrazione e con l’interpretazione lasciata ai fatti, agli sguardi, alle parole. Nessuno sforzo creativo in fase di montaggio, ma un semplice “prima e dopo”. In questo modo si lascia che sia la Rowling stessa a trasmettere le sensazioni dei personaggi.  In fondo Harry Potter e la Pietra Filosofale non è un film, ma un libro materializzato in immagini.
Un film in cui si fa la conoscenza di personaggi che si vedranno crescere (anche fisicamente nella persona degli attori) ed evolvere. E in questo senso è un progetto di profondo interesse, a maggior ragione se si considera che il work in progress letterario è avanzato in parallelo, ed è difficile non immaginare che l’autrice abbia persino tratto ispirazione dai film per proseguire nelle storie dei ragazzi di Hogwarts.

Due parole conclusive sul doppiaggio italiano: disarmante. Consigliabile, per chi può, una visione in lingua originale. È tutta un’altra cosa. E vale per tutti i film della saga.

Titolo originale: Harry Potter and the Sorcerer’s Stone
Anno: 2001
Regia: Chris Columbus
Sceneggiatura: Steve Kloves (screenplay), Joanne K. Rowling (novel)
Interpreti: Daniel Radcliffe, Maggie Smith, Richard Harris, Alan Rickman
Durata: 152’

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venerdì 29 gennaio 2010


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