★★★
Primo film come regista per Denzel Washington, il Cary Grant dei neri di Hollywood: come film d’esordio niente affatto male, considerato anche il tema impegnativo.

Tratto da una storia vera e sceneggiato dallo stesso protagonista, interpretato da Derek Luke, ottimo esordiente, il film segue la vita del marinaio Antwone Fisher, un burrascoso passato di affidamento a una famiglia alle spalle dopo l’abbandono da parte della madre.
Il giovane Derek Luke pare più sciolto del vecchio Denzel, probabilmente troppo impegnato dietro la cinepresa per riuscire a mantenere le performance da grande attore anche davanti ad essa.
La storia di Antwone Fisher, della sua vita difficile di rabbia e dolore, ha dato spunto a molti elogi politically correct ed in merito non c’è molto da aggiungere, salvo che li merita ampiamente.
Il film è un po’ farragginoso, il montaggio piuttosto giustapposto e le due ore esatte non scorrono proprio lisce come l’olio. Di certo il prodotto finale risente dell’inesperienza del neo regista e probabilmente anche di quella dello sceneggiatore (non è un professionista e si vede).
La storia vira troppo sul lato sentimentale ma trasmette un positivo senso di riscatto e la volontà di riuscire superando le avversità della vita.
Ed in un periodo dove per fare incasso si punta troppo sugli effetti speciali per una volta c’è un film che vuole far parlare per il suo contenuto, non per la sua confezione.

Titolo originale: Antwone Fisher
Anno: 2002
Regia: Denzel Washington
Sceneggiatura: Antwone Fisher
Interpreti: Derek Luke, Denzel Washington
Durata: 120′